Claudio Annaratone (nato a San Severo nel 1917) appare un pittore di vocazione tardiva, ma impellente e genuina, forte. Figlio del noto grecista Alessandro Annaratone, Claudio è passato attraverso esperienze artistiche di diverse arti, è passato anche attraverso esperienze pur rapide di narratore. Dalle lettere classiche, dunque, e dalla narrativa, alla pittura. Così senza maestro od insegnamento alcuno era cresciuto all'arte facendosi allievo umile ed attentissimo dell'esperienza artistica stessa in atto. Dapprima erano stati fogli di disegni lievi, sottilmente tracciati a penna, davanti agli alberi e alle svolte dei fiumi. Poi venivano i giri sempre più liberi e sicuri della sintesi oggettuale, il sempre più sicuro dominio dell'unità percettiva e della misura propriamente artistica.
La visione del mondo, e, meglio si direbbe rieglianamente, la volontà artistica dell'Annaratone si muove fra due poli, qui solo apparentemente contrastanti: un certo modo espressionistico ed una logica di base classicista. Solo apparentemente contrastanti, anche se spesso compresenti persino nella stessa opera, per il fatto, anzitutto, che l'espressionismo come metodo riguarda l'interiorità della visione e non necessariamente la sua violenza primordiale ed irrazionale: un espressionismo, dunque, non nordico e, sia nella forma che nel colore, non soltanto anarchico distruttivo. Quanto al classicismo di fondo, è da dire che una vocazione alla costruttività degli ordini classici viene all'artista anzitutto della sua origine per parte di madre in terra di Magna Grecia: intorno al suo luogo natale, San Severo, la piana pugliese appare dolcemente ondulata e ordinatamente disseminata degli ulivi sacri ad Atena.
Come l'Annaratone è riuscito a trovare per sé nell'esercizio della pittura l'unica linea veramente attiva e totale di rottura dell'estraniazione umana, così la sua opera si pone come un'aperta proposta di rivendicazione della libertà sensibile dell'uomo e del reale, anzi dell'uomo nel reale. Per questo le figure umane, le case, le fabbriche, le montagne, le ferrovie, appaiono sottratte in questa pittura all'ottusità della visione quotidiana e nello stesso tempo non si dissolvono nel regno nebuloso e patetico della memoria romantica e tanto meno spariscono nell'utopico regno platonico di certi astrattismi alla moda; ma tengon ferma, a mezzo tra le due strade, la loro reale potenza di vere e proprie immagini corpose e viventi, piene di senso del mondo.
Dopo diversi anni di esercizio per una validissima produzione di opere di notevole pittura, Annaratone si è anche dedicato alla grafica incisoria: anche qui con rimarchevoli risultati espressivi. Nell'anno duemila ha così dato luogo ad una interessante serie di linoleografie a colori, dal loro autore definite "una registrazione psicanalitica". Una traduzione, cioè, dei suoni emotivi in colori, mettendo in Sinfonia quattro tempi (l'Allegro della Giovinezza, l'Andante dell'età adulta, l'Adagio triste dell'invecchiare, infine l'Allegro Vivace della saggezza conquistata). Annaratone aveva già qualche anno prima inciso un omaggio a Rimbaud, pure di notevole vigore, lavorando nientemeno che con otto diversi colori.