Angelo Mario Crepet è nato a Mestre nell'ottobre del 1895. Frequentò l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito. Già da quegli anni troviamo sue opere presenti a Ca' Pesaro assieme a quelle di Arturo Martini e Gino Rossi. Nel 1906 partecipò alla Mostra Internazionale di Pittura a Milano, successivamente alle Mostre di Monaco di Baviera (1913) e di San Francisco in California (1914). Lo troviamo, inoltre, presente alle Biennali di Brera e di Venezia ed alle Quadriennali di Roma dalla prima alla nona edizione. Dal 1914 al 1925 ha insegnato presso l'Istituto di Belle Arti di Lucca e dal 1915 al 1955 presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze. Numerose le sue Mostre personali. Da segnalare il Premio al Concorso "Piatti" (Milano 1924), la Medaglia d'oro della Presidenza del Senato alla Mostra Nazionale del Ritratto, il Premio alla Mostra Nazionale di Vasto (1964), dove ebbe anche la Medaglia d'oro. É stato insignito, inoltre, della Medaglia d'oro dei Benemeriti della Cultura e dell'Arte dal Presidente della Repubbli ca. É morto a Firenze nel 1973.
Una classicità di fondo, nel senso di misura e regola che governa la composi zione ed un realismo - non certo un realismo ingenuo - in cui la re altà delle cose presta il suo volto a farsi significato in noi e per noi, connotano la pittura di Angelo Mario Crepet. "In essa - nota Formaggio - nessuna facile conces sione all'edo nismo di superficie, nessuna indulgenza neppure a qualche facile svolaz zo della fantasia, nessun contorsionismo di fughe immaginarie come nessuna deforma zione intellettualistica, ma la regola severa di un reale già tutto offerto alla coscienza e di una coscienza intran sigente della ineludibilità e della intrinseca artisti cità dei paesi e delle luci del mondo."
L'opera presente al Museo (Strada di campagna, ca. 1950) - tipico paesaggio della produzione di Cre pet, dove spicca il tema prediletto dell'albero - non rappresenta questo o quel paesaggio, come avviene nella fedeltà descrittiva del realismo più primitivo, ma dice , con sapienza di segni e di ritmi spaziali, come quel paesaggio vive nell'occhio che lo penetra e lo possiede e ne riconosce un significato segreto.