"... A Teolo ero stato a dipingere fin dal tempo del mio insegnamento a Padova. Era, a quel tempo, un posto ancora assai rustico e bellissimo nella sua povertà... Ci ritornai molto volentieri perchè ritrovavo i colori e soprattutto l'atmosfera idilliaca che era prerogativa di Burano nei primi tempi." Così l'artista rende conto del suo interessamento per il paesaggio collinare di Teolo che a partire dai primi anni '50 diventerà uno dei temi primari della sua pittura, insieme agli altri luoghi prediletti: Asolo, Burano, La Malcontenta.
Quando Dalla Zorza arriva a Teolo la seconda volta, dopo che nel 1936 aveva già esposto alla Biennale paesaggi dei Colli Euganei, è un artista già affermato. Nato a Venezia nel 1903; nel 1924 aveva già esposto alla XIV Biennale e dal 1942 aveva assunto la cattedra d'arte grafica all'Istituto ai Carmini di Venezia (ove insegnò fino al 1972). Dopo una giovanile adesione ai mezzi espressivi della grafica - che gli valse importanti segnalazioni, come nel 1946 l’affermazione al 1° Premio di Pittura a Burano istituito dal Sindaco Giovanni Ponti e dal Direttore alle Belle Arti Rodolfo Pallucchini - si forma nel gruppo veneziano dei vari Mori, Varagnolo, Disertori, Novati, Seibezzi, rifiutando l'imperante retorica del Novecento, e rifugiandosi, per così dire, nella pittura di paesaggio eleggendo a dimora prediletta quell'isola di Burano che divenne quasi il luogo ideale dove sperimentare e mettere in atto le nuove ragioni dell'arte senza piegarsi e sottomettersi ai richiami delle mode e tendendo le orecchie ai brusii che arrivavano da oltralpe.
In quegli anni Cinquanta di fronte all'invasione turistica dell'amata Burano, il pittore aveva bisogno di nutrire la propria arte di paesaggi solitari e di atmosfere non contaminate dall'accelerazione della storia. La scelta di Teolo come tema della rappresentazione si presenta, dunque, come una scelta dai risvolti umani oltre che poetici. Le colline di Teolo assunsero per il pittore il significato di luogo ideale in cui rinnovare le ragioni stesse dell'arte; un luogo non ancora alterato dalla civiltà contemporanea; un luogo che potesse suggerire un'originale ispirazione poetica, una più immediata comunicazione dell'anima.
Carlo Dalla Zorza concluse la sua intensa carriera artistica nel 1977 quando lo colse la morte, assistito dall'affetto della moglie, la scrittrice Teresa Sensi. L'anno successivo al pittore fu tributato l'onore di una importante Mostra Antologica presso il Museo veneziano di Ca' Pesaro.
L’opera donata al Museo — un paesaggio di Teolo del 1960 —appartiene a quel filone di opere come quelle realizzate a Burano, in cui il paesaggio diviene — come sostiene Guido Perocco in un suo testo critico sull’artista — una categoria dello spirito, un luogo in cui si rinnova l'ispirazione poetica, un luogo che consente una più immediata comunicazione dell'anima.