La pittura: cos’è la pittura per l’industriale Orna? Un hobby laterale all’impegno del lavoro quotidiano? Uno sfizio per il tempo libero, infine una curiosità o un divertimento?
Niente di tutto questo. E’ da chiedersi come nel 1943, a più di quarant’anni suonati ( era nato a Verona nel 1890) lo troviamo a fare alunnato di pittura presso la Scuola d’Arte di Malcesine.
Evidentemente si trattava di qualcosa che aveva covato a lungo nell’animo di Orna: qualcosa di uno spirito artistico che si agitava dentro la sua personalità complessa insieme al dinamismo costruttivo di tipo scientifico. L’arte non nasce all’improvviso e non esplode uscendo tutta formata come Atena dal cervello di Zeus. E allora bisogna pensare che, visti i risultati di quasi immediata maturità stilistica e formale, se tardivi furono gli inizi, la pienezza di una maturità pittorica si è mostrata fin da subito solida e matura.
Purchè si intenda che, sia nei paesaggi che nelle nature morte, nelle numerosissime opere di Aleardo Mario Orna, nulla vi è mai di ripreso da altri, essendo sempre evidente la originale formalità materiale, con una sua specificità coloristica e personale costruzione delle forme.
Il colore è tipicamente succoso, ma mai sfacciato o retorico, sempre temperato e quasi razionalmente bloccato, spesso come avvolto di un pudore che ne misura la forza.
Un identico freno di razionalità trattiene anche il naturalismo (che non è grezzo verismo) intriso di sapiente ottica visiva, dove il vedere non è mai samplicemente esterno, anzi, in ogni punto del quadro, si doppia di un interiore sentimento del mondo. Il che è, dovunque, il marchio di un’arte riuscita, autenticata dai valori sensibili. Qui, dunque, siamo in presenza di vera e personale pittura. (D.F.)