In quello che sempre più appare un crollo generale di valori - dei grandi valori coltivati dall’uomo nei secoli, come una caratteristica negativa del nostro tempo, un tempo oscuro dove da più parti è stata proclamata la morte degli dei e del mito, s’aggira ancora qualcuno che agli antichi miti, alle trasvolanti figure preziosamente immaginoso della cultura greca, dedica ogni giorno, nella sua attività di artista, un sempre rinnovato omaggio a queste immortali immagini per glorificare insieme alle età dell’oro delle creature della civiltà antica, la rinascita di quei valori sotto gli occhi del nostro tempo di povertà.
Piero Perin è di questi artisti, sempre più rari, che devotamente ogni giorno, nelle sue opere, compie gli atti sacrificali nel risuscitare, nella scultura e, diversamente, nella sua pittura, in linguaggi attuali, forme ricche di sapienze tecniche e di immaginazioni allusive.
L’origine di queste sintesi figurali può essere ritrovata, come spesso avviene nell’operare artistico, in qualche notazione relativa ad un mondo germinato tra l’infanzia e l’inconscio. Piero Perin si è aggirato da bambino tra i fantasiosi giardini, ricchi di statue mitologiche delle ville venete, frequenti richiami nel paesaggio intorno al suo paese di nascita, adagiato nella campagna vicentina. Forse l’intero bagaglio della cultura veneta e le dolci arie teneramente colorate dell’atmosfera veneta hanno fatto il loro lavoro nell’inconscio di questo artista che, ancora oggi, in termini di attuali modulazioni, riesce a infondere i ritmi formali delle sue sculture (figure femminili dalle dolci movenze che portano il nome greco delle ninfe delle acque fluide dalle quali sembrano essere appena uscite, o delle nuvole, nel loro avvolgersi lento ed espressivo).
Curioso è il diverso modo di approccio che Perin usa, quando dal lavoro fondamentale della scultura, passa ad operare, più lateralmente in pittura. I suoi quadri, dove pure statue mitologiche continuano a comparire, tra fogliami e luci spente, spesso avvolte d’ombre, dicono una ricerca psicologica che, più propriamente della scultura, la pittura consente e richiama al proprio interno. Si avverte allora, in un certo emergere di simbolismo, una presenza psicoanalitica di rimandi, qualcosa di junghiano, che spinge la dimensione simbolica ad emergere e a relazionarsi.
Tuttavia, è soprattutto nella scultura che i valori intenzionati nell’opera artistica di Piero Perin trovano la loro espressione più compiuta. Forse anche perchè la scultura chiede, pretende, questa compiutezza formale esplicita e tutta rivelata, di fronte al maggior spazio di mistero ( e quindi di inconscio) della pittura. Anche quei meravigliosi corpi femminili di Perin possiedono, nella levigatezza carezzevole da cima a fondo della pelle femminile, nelle quieti torsioni dei corpi, nel civettuolo volgersi delleperfette testoline ovoidali l’interezza della vocazione mitologica e non è che non alligni, neanche tanto in fondo, l’ombra inquieta e vivente di un inconscio creativo presente. (D.F.)