Guido Pigozzi (nato a Tregnago, Verona, nel 1960), giovane architetto, egli ha travasato nel quadro lo specifico atto del “costruire” tipico della sua professione. Innamorato della sua Lessinia dai verdi declivi collinari, le prime prove pittoriche che datano agli inizi degli anni ottanta sono una contemplazione dell'amato paesaggio. Ben presto, però, egli evolve "dall'ingenuo mimetismo naturalistico - nota Formaggio - alla liberazione dell'immagine della più assoluta figuralità immaginativa, fatta potente per sè stessa e non più succube di un reale o cosiddetto reale “esterno”." Ed ecco allora, abbandonati i dilettosi paesaggi della prima produzione, le dolci colline ed i graziosi cascinali in lontanaza, pervenire ad opere di pura immaginazione dove emergono (come nell'opera donata al Museo: Senza titolo del 1992), in assoluta libertà da programmi o poetiche alla moda, "... tra l'ondeggiare di fumi nerastri e di tempestose atmosfere di cieli squarciati, griglie quadrettate che ritmano vuote occhiaie di palazzi come svuotati da un bombardamento aereo...".