La figura di Attilio Rossi, una delle maggiori nella pittura italiana del ventesimo secolo, si allarga ad una complessa personalità di grafico e di intellettuale attivissimo nella organizzazione della stampa, di giornali, di associazioni culturali, di interventi di oculata attualità, di preziose edizioni di testi di letteratura, di poesia, di grafica classica, di grandi Mostre. In tanta complessa attività di operatore culturale, specialmente nella Milano pre- bellica antifascista e nei più vivi dibattiti culturali di dopo la seconda guerra mondiale, la pittura, la sua amata pittura, con inesausta passione umanistica e solidi impianti di strutture classicamente geometriche, quasi di rinato uomo del quattrocento umanistico in vesti moderne, ha sempre tenuto il posto centrale della sua ricerca culturale e della sua vita.
Emigrato in America, per sfuggire all’oppressione fascista italiana, nel 1935, lavora a fianco delle maggiori figure di poeti e scrittori, come Borges, Jimenez, Alberti e Neruda, pubblicando testi con la Casa Editrice Losada. Rientrato in Italia nel 1946, opera nelle Commissioni riorganizzative della vita intellettuale del Paese. Invitato alla Biennale veneziana del 1949, apre una serie di presentazioni pubbliche delle sue opere, perseguendo una propria coerenza di idee e di forme, senza mai essere coinvolto nelle frequenti manifestazioni di effimere rumorose poetiche.
Nel 1975 gli viene tributata dal Comune di Milano una importante Antologica di alto riconoscimento nelle sale di palazzo Reale. Fino all’ultimo, fino ai suoi ultimi giorni di vita, quotidianamente si è recato nel suo studio al centro di Milano, sempre perfezionando una sua ricerca pittorica che era, insieme una battaglia pubblica per l’uomo, contro le tendenze di antiprassi distruttiva e disumanizzante che si diffondeva intorno, e per sempre più serrato colloquio con gli spiriti magni e con l’anima segreta dei miti, rievocati dalla storia.