Aligi Sassu nasce nel 1912 a Milano da padre sardo e madre emiliana. Trascorsa la prima infanzia in Sardegna, si trasferisce a Milano dove frequenta l'Accademia di Brera. Data al novembre del 1927 la prima apparizione di Sassu sulla scena artistica presentato da Marinetti, a testimonianza delle sue giovanili frequentazioni di ambito futurista che gli consentiranno di essere già presente alla Biennale di Venezia del 1928 con i due notissimi oli Nudo plastico e Uomo che si abbevera alla sorgente. Ma la ricerca di una propria identità conduce Sassu a trovare nutrimenti alla sua arte anche nella forza coloristica degli espressionisti e nella dimensione formale, antiretorica, dei primitivi italiani, anche se è in ambito futurista che nasce il suo interesse per il mondo del lavoro e per la costruzione della nuova città industriale che, unitamente alla sua formazione culturale di fede socialista, rimarrà una costante del suo impegno civile e della sua produzione artistica.
Sul finire degli anni Venti in antitesi al “Novecento” italiano l'artista fornisce alcune delle sue prime prove pittoriche veramente notevoli quali l'importante ciclo degli Uomini rossi (circa 500 opere) e la prima versione dei Ciclisti (1929).
Nell'autunno del 1934 Sassu arriva a Parigi e vi rimane per circa tre mesi. Nella capitale francese, dove la scena artistica è dominata dalla contrapposizione fra gruppo surrealista ed esperienze "astratte", Sassu ha modo di frequentare Musei e Gallerie rimanendo influenzato in particolar modo dalle opere di Picasso e Matisse indicandoli come gli artisti che meglio avevano affrontato e risolto la questione che da tempo lo impegnava, ovvero il problema di un "colore in senso espressionista, come assoluto elemento costruttivo del quadro".2 Ma la più significativa scoperta di Sassu a Parigi fu la pittura di Delacroix che lo porta ad abbandonare ogni istanza primitivistica e dal quale assimilerà, nota la critica, "... una festosità nel tratto pittorico, l'audacia cromatica, il tumulto, il ribollio, una agitata eruzione formale..." insieme al tentativo di trasformare il reale in sogno mitico ed epico.
Rientrato in Italia dipinge Fucilazione nelle Asturie" (1935), uno dei primi quadri della Resistenza europea, cui seguiranno altre notissime opere di forte impegno civile. Condannato per attività sovversiva dal tribunale Speciale, tra il 1937 ed il 1938 sconta un anno e mezzo di carcere a Fossano, in Piemonte, dove realizza oltre 400 disegni. Tornato a Milano, pur sorvegliato speciale, ritrova il gruppo di amici intellettuali (De Grada, Treccani, Migneco, Bo ecc.) coi quali dà vita al Movimento di “Corrente”. Il decennio che va dalla metà degli anni Trenta sino alla conclusione del secondo conflitto mondiale è periodo di intensa attività creativa. Sassu vive la piena maturità artistica che pur lo vede mantenere un costante rapporto con la realtà del suo tempo. É il periodo in cui sono prodotte importanti opere come I martiri di piazzale Loreto (poi esposto alla Biennale di Venezia ed acquistato dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma su consiglio di Argan), le numerose Battaglie, Caffè, Maison Tellier, le illustrazioni di testi classici come I Promessi Sposi, I Sepolcri, Lazarillo de Tormes; in cui frequenta con Lucio Fontana la Bottega di Tullio Mazzotti ad Albisola Mare contribuendo al rinnovamento della ceramica ligure.
Sfaldatosi il movimento di Corrente nell'acceso dibattito fra cosiddetti "astratti" e "figurativi", Sassu mantiene un'ampia autonomia lavorativa e compie una precisa scelta di campo che lo vede ritrovare il gusto per la narrazione di vasto respiro, ricca di figure ed eventi, intrisa di epos e sviluppantesi per ritmi serrati. In quegli anni postbellici l'artista si apre anche all'orientamento neorealista e mantiene vivo il suo impegno civile, cogliendo le contraddizioni della società del tempo insieme alle sue tensioni politiche.
Nel 1956, a capo di una delegazione di artisti italiani, compie un lungo viaggio in Cina esponendo, tra l'altro, a Pechino e Shangai.
I due decenni successivi sono caratterizzati dal sorgere di un nuovo e fecondo afflato creativo alimentato dalla scoperta della Spagna (dove dal 1963 l'artista trascorrerà una parte dell'anno). Non si tratta solo, notano i critici, dell'incontro con un nuovo paesaggio e con una nuova realtà, bensì dell'affiorare, al contatto con la cultura spagnola, di una serie di motivi depositati nel profondo dell'artista e legati ai ricordi ed ai miti della natìa Sardegna. É il periodo delle Corride e delle ritualità della tauromachia, di cui l'artista rende l'intima drammaticità trasformandola in simbolo della lotta per la vita.
Notevoli successi - dei quali diamo soltanto alcune testimonianze - segnano, intanto, una carriera prestigiosa. Nel 1963 esce Opera Grafica (35 incisioni e acquetinte presentate da Salvatore Quasimodo); la grande antologica alla Galleria Civica di Cagliari nel 1967; l'esecuzione di bozzetti per scene e costumi della Cavalleria Rusticana all'Arena di Verona (1972) e dei Vespri Siciliani al Teatro regio di Torino (1973); il Premio Europa ricevuto insieme a Manzù nel 1975; le illustrazioni dell'opera del poeta canadese Irving Layton sul finire degli anni Settanta.
Gli anni Ottanta, infine, sono gli anni delle grandi antologiche e dei più importanti riconoscimenti. (Intanto dalla Brianza, dov'era andato a vivere nel 1968, ritorna a Milano prendendo dimora di fronte al Museo di Brera dove verrà collocata nel 1989 la scultura Cavallo impennato donata alla Città di Milano e vicino a quella piazza Tricolore che vedrà, più tardi, ospitare un grande monumento che egli realizzerà per la Guardia di Finanza e che sarà inaugurato dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi nel 1985). Dopo le Esposizioni nei Musei di Ginevra e di Rotterdam del biennio 1977-1979, seguono le grandi antologiche di Sassari e Jesi nel 1983, del Palazzo dei Diamanti a Ferrara, di Castel Sant'Angelo a Roma, di Sevilla in Spagna, di Palazzo Reale a Milano nel 1984; nel 1986 porta a compimento dopo cinque anni di lavoro i dipinti che illustrano la Divina Commedia ed espone al Museo Puskin di Mosca; l'anno seguente festeggia i sessant'anni di pittura con un' antologica al Castello di Rivoli in Piemonte e dona alla Regione Piemonte 40 disegni eseguiti nel 1938 nel carcere di Fossano.
Negli anni più recenti, dopo le antologiche di Palma di Mallorca (1988), al Palau Robert di Barcellona (1989) e le Personali a Londra (1990) e Tokyo (1989 e 1991), Milano e Roma (1990), da segnalare la pubblicazione del volume Sassu scultore a cura di Mario De Micheli ed il Premio “Lorenzo il Magnifico” che gli viene assegnato a Palazzo Vecchio a Firenze nel 1990 insieme allo scrittore Von Rezzori, allo scienziato Premio Nobel Eccles e altre personalità della cultura mondiale. Recentemente, poco prima della morte avvenuta nel 2000, è stato insignito della cittadinanza onoraria di Palma di Mallorca, dove ha trascorso gran parte degli ultimi anni.
L'opera donata al Museo (Gli Argonauti, 1989) fa parte dell'ultima stagione sassiana che deve essere inscritta, secondo la critica, nell'ordine del mito. Pure queste opere non si strutturano in una dimensione eroica e lontana, "... un'irraggiungibile e perduta primordialità originaria, bensì costituiscono lo spazio di una libera affabulazione, un infinito territorio di possibilità narrative, cui l'artista si abbandona come cantore di nuove e affascinanti storie."