Vilim Sveçnjak è nato a Zagabria il 12 luglio 1906. Appena diciassettenne, venuto a mancare il sostegno del padre gravemente infermo (un eccellente fotografo poi deceduto tre anni dopo nel 1926), Vilim deve prodigarsi per la numerosa famiglia.
Fra il 1927 ed il 1933 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Zagabria. Nel 1933 vince una borsa di studio del governo francese ed ha la possibilità di approfondire i suoi studi a Parigi. Rientrato a Zagabria, tra il 1934 ed il 1937 partecipa al movimento del gruppo ZEMLJA (LA TERRA), un gruppo di pittori e architetti che operava in quegli anni per un rinnovamento radicale dei modi espressivi della pittura jugoslava. Sono artisti che non rifuggono dal rischio di un'arte politica e polemica che denuncia la miseria della plebe, dei contadini e dei cittadini che la stampa della Jugoslavia, sottoposta alla censura del regime dittatoriale, impedisce anche di intravedere.
Successivamente farà parte del Gruppo di Artisti Croati d'Avanguardia, del gruppo MART e del gruppo ARS segnalandosi come una delle personalità artistiche più importanti del suo paese. Professore all'Accademia d'Arte Applicata di Zagabria, Sveçnjak ha partecipato a più di 200 Mostre in quasi tutte le grandi città del mondo. É morto nella sua Zagabria, tormentata da una nuova guerra, nel 1993. Lo Stato Croato, pur nelle difficoltà belliche, sta allestendo un Museo dedicato a questo grande artista.
Notevole pittore e insieme notevolissimo grafico, Sveçniak rappresenta per Dino Formaggio uno dei due o tre maggiori grafici del disegno europeo di questo secolo. "...Non v'è nulla nella grande grafica dell'arte moderna e contemporanea che sembri superare - come complesso estetico ed etico di opere - questo vasto affresco generalmente monocromatico e aggrovigliato che la grafica di Vilim presenta. Essa tocca i vertici della grafica maggiore da Goya a Picasso, da Daumier a Toulouse-Lautrec a Grosz, da Matisse a Chagall."
L'innumerevole opera grafica diventa uno straordinaria testimonianza di avvenimenti e di costumi che costituisce, senza mai perdersi nella semplice descrizione, un grande affresco della condizione umana da cui si ergono gesti di quotidiane miserie, di fantasmi delle lotte e delle sofferenze, di antichi miti e di leggendarie ballate popolari, "...un mondo gremito della più grottesca e tragica quotidianità della finitezza umana". Vogliamo qui segnalare soltanto uno dei momenti più significativi della produzione grafica di Vilim che è rappresentato dalla serie di disegni, serigrafie e litografie dedicate alla stupenda ed eroica raccolta poetica delle “Ballate di Petrica Kerempuh” il noto capolavoro di Miroslav Krleza in cui si esalta la storia di sofferenze e di rivolte contadine di un popolo torturato dall'oppressione.
Conosciuti e assimilati i grandi movimenti rivoluzionari della pittura contemporanea - dall'Impressionismo francese, agli Espressionismi nordici, dal Cubismo al Surrealismo - l'opera di Sveçnjak sfocia nella maturità in un Realismo dialettico e poetico. "Il mondo di Vilim Sveçnjak non è quello degli anemici esserci formalistici o degli intellettualismi astratti del secolo, ma quello che appassionatamente si lega e si mescola con tutti i problemi dell'uomo e della società". Attraverso i molteplici cicli delle sue opere egli evoca talvolta lo splendore sempre nuovo del paesaggio - che non è mai riproduzione mimetica ma straordinaria lotta del vedere, atto di conoscenza, nel senso di co-nascenza, "...perchè è un nascere insieme dell'uomo e del paese..."; talaltra il dolce assorto mistero dei volti nella sua eccezionale ritrattistica; talaltra, ancora, le folle che danno volto all'assurda e tragica rappresentazione della tragedia umana.
Delle due opere pervenute al Museo l'una (Paesaggio dell'Isola di Krk) rappresenta un esempio di quel Realismo poetico a cui Sveçnjak perviene nella sua maturità. La sfida che il pittore raccoglie, interiorizzati i fermenti della cultura contemporanea, è "... quella di entrare semplicemente e profondamente nel mondo che ci sta là davanti, risolvere in segni e piani di colore (ed è già cosa del tutto diversa dal tracciare per geroglifici e linee) l'interrogazione della pittura, mirante a cogliere la genesi segreta e febbricitante delle cose nel nostro corpo."
L'altra opera, un disegno (Venus et Mars) che Sveçniak chiamava grafica calligrafica ("Bella scrittura"), costituisce un esempio dei meravigliosi giri di linee che si svolgono libere, senza mai staccare la matita o la penna dal foglio, in stupefacenti itinerari fino a quando la figura tracciata esce libera ed autonoma nella pienezza del suo significato.