Altra notevole figura di artista - da molti considerato uno dei maggiori di tutto l'Ottocento italiano - è quel Francesco Paolo Michetti (Tocco di Casauria, 1851 - Francavilla al mare, 1929) che già nel 1867, appena sedicenne, seguiva i corsi del Morelli e di Filippo Palazzi presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Intorno al 1870 comincia ad acquisire notorietà colle prime tele dai temi pastorali e campestri che palesano segni di profonda umanità e poesia. Invitato al Salon di Parigi del 1872 e del 1875, Michetti si afferma definitivamente con l'opera Corpus Domini festosissimo canto del poema pittorico da lui dedicato all'Abruzzo sacro e pastorale, opera che fortemente risentiva dell'influenza dello spagnolo Mariano Fortuny. Acquisita una propria autonomia espressiva intrapresese con il Voto, esposto a Roma nel 1883, una personale interpretazione del verismo sociale. É di questo periodo l'amicizia col D'Annunzio al quale lo accomunò l'intento di trasfigurare epicamente l'Abruzzo primitivo. Nel 1895 ottenne con La figlia di Jorio un autentico trionfo alla prima Biennale veneziana. Nel 1900, dopo aver esposto a Parigi le due grandi tele Le serpi e Gli storpi, il Michetti abbandonò l'attività pittorica e si ritirò a Francavilla occupandosi saltuariamente di esperimenti in campo fotografico, realizzando reportage (famoso quello sulle "tonnare" siciliane) nei quali rilevò una talora sorprendente modernità.