Gugo Manizer nasce a Leningrado il 17 luglio 1927 da una gloriosa famiglia di artisti. I nonni pittori ed il padre, famoso scultore, hanno prodotto opere che sono conosciute in tutto il mondo. Da ragazzo, oltre allo stimolante clima familiare, vive l'esperienza del lavoro associato presso le izbe siberiane. Nei villaggi, inoltre, ha modo di toccare con mano tutte le gamme dello splendore di una natura intatta che fornirà i materiali e forgerà la sensibilità per la sua maturazione pittorica.
Rientrato a Mosca nel 1943 dopo le vicissitudini dell'evacuzione bellica dei ragazzi nel profondo delle campagne nei più sperduti villaggi, Manizer può finalmente entrare nella scuola media artistica di Mosca da dove passa alla facoltà di pittura presso l'Istituto Statale d'Arte “Surikov”, sempre di Mosca, dove, addottoratosi nel 1958 con una tesi sul tema “Il soggetto nella pittura di genere sovietica”, assumerà la cattedra di disegno che tiene per molti anni, contribuendo a formare molti giovani pittori paesisti russi.
Sue Mostre personali sono state ospitate in molte città della Russia ma pure negli Stati Uniti, in Giappone, in Bulgaria e sue opere sono presenti in Musei di diversi paesi.
Gugo Manizer è tra i grandi pittori paesaggistici russi. Genere artistico che affonda le radici nella cultura europea del Sei e Settecento, il paesaggio subì pesantemente i rivolgimenti dell'arte di questo secolo fino a ridursi alla pratica del più ingenuo dilettantismo. Ma nella fedelta al paesaggio dell'opera di Manizer emerge - pur mediata dall'apprendimento della grande lezione europea della pittura Impressionista, Neo impressionista ed Espressionista - tutta la forza dell'anima russa così fortemente attratta dalla prepotente bellezza del mondo naturale.
Non limitandosi certamente alla ripro duzione oggettiva e fedele del dato naturale, ma trasfigurando il reale ed avvolgendolo nel sentimento del mondo che proviene dal cuore e dall'occhio del poeta, la pittura di Manizer si impone per la forza e la solidità dell'impianto spaziale e disegnativo insieme alla passione dello sguardo attratto dal mutevole paesaggio del mondo e dalla sua festa multicolore.
L'opera donata al Museo rappresenta un tipico paesaggio, dalle intense luci che infiammano il tramonto sullo sfondo delle pianure e dei monti lontani, interpretato da Manizer "... come visione, come meditazione ed esaltazione del vissuto.”