La pittura di Nanni Varale (nato a Biella nel 1947 e attivo a Milano) muove dal "rigorismo analitico dell'incontro-scambio, all'insegna dell'equivalenza, tra colore e segno, nella seconda metà degli anni Settanta e dell'implicita formazione di un codice e di una morfologia" - nota in una breve presentazione critica Luciano Caramel - per indagare, dopo la scoperta del valore di immagine dell'iterazione della scrittura sulla pagina, come scrittura (essa stessa immagine) e immagine giocassero ruoli insieme complementari ed interdipendenti. Abbandonata la ricerca dell'apparenza tridimensionale, secondo gli insegnamenti della prospettiva, l'opera di Varale è connotata da un innato esprit de géometrie e da un registro preminentemente mentale (nella consapevolezza che l'arte non è rappresentazione ma invenzione), rifiu tando ogni riferimento alla fenomenicità del l'esistenziale e produ cendo, invece, un mondo immaginario di figure dalle tonalità ovattate e dolcemente evocative (è il caso anche dell'opera donata al Museo: Stratifica zione del 1990) con un repertorio di colori teneri ed antichi, "usu rati e stinti, dissolti nel la superfice come un acido corrosivo, costret ti a perdere ogni canta bilità melodica fino a rimanere ipotesi men tali."